






Immaginate un golfo azzurro nella Riviera Ligure e un panorama costiero costituito da una infinità di montagne “tagliate a gradoni” che, ricoperte di vitigni, vanno direttamente a tuffarsi nelle acque cristalline del mare. E provate anche a immaginare, nel bel mezzo del mare e delle montagne, lungo quei 18 chilometri di costa frastagliata, cinque perle preziose, cinque antichi borghi dall’aspetto romantico e sospeso nel tempo: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza, Monterosso. L’impatto è spiazzante, ti toglie il fiato. La prospettiva che rende l’esperienza ancora più unica è proprio dal mare, nello spirito dei primi coltivatori, pescatori e mercanti. Ogni borgo è un approdo sorprendente, una favola d’amore che si rinnova ogni volta e che merita di essere vissuta e raccontata.
Le Cinque Terre sono uno dei luoghi più incredibili al mondo. E non c’è da meravigliarsi se sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità UNESCO per l’unicità del paesaggio “culturale”, un concetto un po’ sottile da cogliere che supera qualunque contrapposizione tra natura e cultura. Quasi mille anni di interazione tra uomo e natura – mille anni di gesti e di duro lavoro – hanno avuto, già dai primi insediamenti un irreversibile impatto non solo sulla conformazione del territorio ma anche sulla storia e sull’identità degli abitanti. La volontà dell’uomo, condita da tanto coraggio e lavoro, ha generato un paesaggio plasmato dall’agricoltura: settemila chilometri di muretti a secco, lunghezza paragonabile solo alla Grande Muraglia cinese, sono la base di un’incredibile opera di terrazzamenti che hanno trasformato un ambiente morfologicamente ostile in uno spazio di coltivazione d’elezione.
Oggi potremmo domandarci: “Cosa ha spinto quei primi uomini a calarsi in un’impresa così scomoda e sovrumana?”. La risposta risiede nelle condizioni climatiche che determinavano la qualità del vino e dell’olio, nella posizione strategica che soddisfaceva l’esigenza di protezione dalle incursioni piratesche ma soprattutto nella vicinanza con Genova, città marinara di portata internazionale, il cui porto si collegava con il resto del mondo fino ad allora conosciuto.
Con l’arrivo della ferrovia nel 1800 e con la costruzione della strada litoranea a metà del Novecento, le Cinque Terre, fino ad allora isolate, subiscono un profondo cambiamento sociale a causa soprattutto dell’inarrestabile processo di industrializzazione che porta gli abitanti a lavorare nelle città e ad abbandonare gradualmente gli antichi mestieri. Negli ultimi venti anni i borghi vivono prevalentemente di turismo, con un impatto di rilievo sull’ambiente e sui terrazzamenti, via via abbandonati.
Ecco dunque che nel 1999, con l’istituzione dell’Area Marina Protetta , viene fatto un passo importante per tutelare un habitat prezioso e per salvaguardare le specie che popolano i rilievi costieri e i fondali, tra cui balene e delfini, eleggendo le acque territoriali nell’ambito del Santuario dei Cetacei che si estende fino alla Provenza in Francia. Nello stesso anno nasce il Parco Nazionale delle Cinque Terre, l’unico ente in Italia finalizzato alla tutela di un ambiente antropizzato e prevede, tra le altre cose, la salvaguardia del sistema dei muri a secco che sorreggono i terrazzamenti coltivati a picco sul mare, difficilissimi da mantenere se non con competenze antiche e faticose.
Sempre al 1999 è da ricondurre il riconoscimento delle Cinque Terre come Parco Letterario® dedicato a Eugenio Montale.
Valorizzare un’antica memoria è l’unico modo per continuare a mantenere il fascino di questo angolo di paradiso senza eguali. Gli abitanti dei borghi lo hanno capito e non sono rari i casi di giovani e non che mantengono le tradizioni e che stanno tornando a coltivare la terra e a produrre un vino definito eroico per la durezza del lavoro che richiede. Salvaguardare il passato per proiettarsi verso il futuro. Un futuro basato su uno stile di vita e un turismo lenti e sostenibili basato sulla promozione di prodotti locali e di esperienze autentiche.
Nonostante la modernità, l’identità delle Cinque Terre è rimasta dunque salda, così come la conformazione dei borghi, un dedalo infinito di gradini degni di un dipinto Esheriano.
I visitatori devono essere preparati a questo: dire che alle Cinque Terre ci sono troppi gradini è come dire: “bella Roma, però troppi ruderi!” oppure “fantastica la Sicilia, ma quel vulcano andrebbe tolto!” o meglio ancora “stupende le Maldive, ma tutte quelle palme sono insopportabili”. I gradini delle Cinque Terre rappresentano la meraviglia di questi villaggi, costruiti magicamente tra mare e montagna. Sono l’emblema di questo posto unico al mondo. Se siete capaci di rimanere giovani, almeno nel cuore, non vi peseranno!
